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.…propria legittima idea , più o meno stereotipata, del docente frutto della propria esperienza scolastica, delle proprie aspettative nei confronti di un'istituzione che occupa tanto spazio nella nostra vita. E nella mia, essendo insegnante, la scuola ha occupato e occupa uno spazio davvero consistente, da esperienza studentesca si è trasformata in lavoro, in professione.Qualcuno sa di voler fare l'insegnante fin da giovane, altri capitano in questo mestiere per caso e poi ci restano tutta la vita, altri ancora compiono questa scelta lavorativa col tempo e approdano all'insegnamento in età matura. Ma, qualunque tragitto si compia per arrivare ad insegnare, tutti i docenti sanno che la cultura, la preparazione, lo studio, la didattica, le tecniche non bastano a motivare i ragazzi, i bambini, a coinvolgerli, ad appassionarli, a dare un senso al loro percorso. Sicuramente per motivare qualcuno devo prima avere io stessa una forte motivazione e allora mi sono chiesta: il mio lavoro ha un senso? Che cosa mi spinge ad andare a lavorare tutte le mattine, ad affrontare frustrazioni, difficoltà, problemi delicati per i quali spesso non esiste ricetta preconfezionata? Come posso dare un senso al mio lavoro? Come posso fare in modo che anche il tempo dedicato al lavoro sia significativo e appagante, non distante dalla mia vita quanto piuttosto parte integrante di essa?E se cerco un senso, una motivazione, allora anche l'insegnamento come l'apprendimento è un percorso, è una ricerca, una crescita: “scuola formativa e non trasmissiva”, “alunno protagonista del proprio apprendimento”, “ personalizzazione”, “ costruzione di un clima positivo per un buon apprendimento”, “insegnante facilitatore” , “ comunità educante” acquistano improvvisamente un significato, cessano di essere belle parole e diventano fari per un cambio di prospettiva , per una nuova esperienza professionale che si compie insieme ad altri, siano essi alunni o colleghi, genitori o collaboratori.Al centro c'è dunque la relazione, la reciprocità, la voglia di mettersi in gioco, non tanto coltivando un vago sentimento di altruismo, quanto piuttosto costruendo un percorso professionale che sia significativo: questo è per me il “viaggio” intrapreso con la Prosocialità, un percorso di senso che integra, unisce, armonizza, crea legami con gli alunni, tra gli alunni e tra colleghi. E' nella relazione che ci si può esprimere, che si possono avere spazi creativi, che le difficoltà non sono solo altre “scocciature”ma crescita umana e professionale. Nella ricerca didattica svolta in gruppo, nella messa a punto di buone pratiche, nel confronto, nella sistematicità e organizzazione del lavoro, nella concretezza e nella efficacia delle attività scaturite posso trovare il mio senso professionale; nell'incontro, nella cura, nel confronto, nell'ascolto, nella valorizzazione di ciascuno trovo ciò che può rendere il lavoro parte significativa della mia esperienza di vita. Luisa

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