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Allo stesso tempo, però, eravamo piene di entusiasmo, desiderose di mettere in pratica quella scuola di cui avevamo tanto sentito parlare dai grandi pedagogisti, una scuola non convenzionale, non impostata sul nozionismo e sull'ascolto passivo degli insegnanti o lo studio individuale come erano state le scuole sino ad allora, ma eretta sugli interessi dei discenti. In altre parole, una scuola che desse attenzione al “sentire” dell'alunno e non all’esigenze del maestro e del programma. I nostri percorsi lavorativi e di vita si erano poi divisi. Avevamo entrambe scelto però di entrare nel mondo dell’Infanzia, perché ci sembrava quello più  rispondente per mettere in pratica la nostra idea di scuola. Anche qui però avevamo incontrato gli ostacoli dell’incomprensione. Ed ecco che, per gli strani giri del destino, 20 anni dopo ci trovavamo ad essere colleghe con ancora nella testa il vecchio sogno: “c’è un modo diverso di fare scuola!”. L’incontro nel Circolo con la maestra Alessandri e con la sua sperimentazione di educazione alla prosocialità dava risposta ai nostri bisogni e concretizzava la nostra idea di fare scuola cioè quella di creare un luogo empatico dove l’insegnante cerca di capire l’ alunno e suoi bisogni formativi e vi  si inserisce  affinché la proposta possa essere di stimolo e di arricchimento per il suo sviluppo. Oggi dopo anni a contatto con i bambini  possiamo affermare che l’esperienza scolastica sia per gli alunni che per i docenti è  principalmente un’esperienza relazionale ed è per questo che siamo fermamente convinte   che solo dopo aver gettato le basi di un solido legame affettivo tra insegnante e discente è possibile avviare validi  percorsi di apprendimento. È infatti Il tipo di attività che viene condotta  assieme che qualifica e sostiene lo sviluppo del bambino. Che dire poi  riguardo alla costruzione di un clima di aiuto, comprensione e ascolto tra alunni e insegnante e del mettere in luce il positivo di ognuno che sembra essere in grado di promuovere un percorso di potenziamento dell’autostima e  del senso di competenza  che crea quella base di fiducia, di  responsabilità e autonomia  che consente maggiore impegno e motivazione nel percorso  di apprendimento. E sì,  il provare a fare  tutto ciò ci ha cambiato e ha cambiato anche  i nostri alunni che, immersi in un mondo  individualista, ritrovano il piacere dello stare insieme e del condividere. Un cambiamento  che è iniziato con pochi, ma che piano piano si sta estendendo, che pone sfide organizzative non da poco, ma che non spaventano, grazie anche al sostegno di una Dirigente che ci crede e ci spinge ad andare avanti in questa direzione. Sicuramente consiglieremmo qualche amico insegnante titubante o qualche insegnante sfiduciato sulla possibilità di cambiare e anche quelli che "vorrei ma non so da che parte partire" a percorrere questa stessa strada perché fare scuola in modo diverso è possibile ma soprattutto è doveroso per il bene dei nostri alunni.

CRISTINA E FRANCESCA

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